Riflessioni di un’Atelierista
di dott.ssa Marilisa Modena
Una delle domande che più spesso ricevo da genitori, educatrici, nonni, tate, e in generale dagli adulti, quando riaccompagno i bambini dopo un’attività creativa è: “Allora, sono stati bravi?”. La mia risposta, una domanda a sua volta, è sempre: “In che senso sono stati bravi?”
A volte mi sorridono compiaciuti e chiedono: “Hanno ascoltato?” Altri vogliono sapere: “Hanno fatto i bravi?” Alcuni precisano ancora di più: “Si sono comportati bene?” In quei brevi istanti, cerco di formulare una risposta che possa trasmettere, anche solo in parte, il valore del mio lavoro, un lavoro che è difficile da racchiudere in poche e semplici parole.
La verità è che quello che accade in atelier non è strettamente legato al concetto di “bravura” come spesso lo intendono gli adulti. E penso che, su questo aspetto, ci sia una certa discrepanza tra la percezione adulta e il mondo dei bambini.
“HANNO ASCOLTATO?”
Certamente, hanno ascoltato. A volte con più attenzione, altre con meno, ma la vera questione sottintesa è spesso: “hanno fatto quello che hai detto? Ti hanno obbedito?”. È comune aspettarsi obbedienza dai bambini, che facciano ciò che viene loro detto. Tuttavia, dal mio punto di vista, è più importante che apprendano il rispetto delle regole e che trovino gioia nel processo creativo.
I bambini sono sempre attentissimi osservatori, ci guardano e ci studiano in ogni momento. Questo non significa che agiranno esattamente come ci aspettiamo. Anzi, l’atelier è spesso il luogo dove possono esprimere l’esatto contrario di ciò che ci attendiamo da loro.
“SI SONO COMPORTATI BENE?”
I bambini non si comportano sempre bene, se consideriamo che esista un bene assoluto, e se pensiamo che noi adulti siamo i custodi di questo concetto. Credo che ogni comportamento infantile abbia radici profonde e sia guidato dalla ricerca di un’esperienza piacevole o dalla necessità di evitare situazioni sgradite.
In atelier, il comportamento dei bambini è spesso una manifestazione diretta delle loro emozioni e della loro curiosità. Qui, hanno la libertà di esprimersi, di testare limiti e di navigare attraverso i loro sentimenti in un ambiente che li sostiene, senza la pressione di dover aderire strettamente a nozioni fisse di “buono” o “cattivo”. Questo spazio creativo è fondamentale per il loro sviluppo, poiché permette di esplorare e di imparare in modi che vanno oltre la semplice obbedienza o conformità.
Loris Malaguzzi, il fondatore del Reggio Approach, una filosofia educativa che enfatizza l’importanza degli ambienti di apprendimento come gli atelier, ha eloquentemente catturato l’essenza di ciò che significa star bene nell’apprendimento:
“L’ambiente di apprendimento deve essere come un acquario che riflette le idee, i valori, le attitudini e le culture delle persone che vivono dentro di esso.”
Questo concetto enfatizza quanto sia vitale un ambiente accogliente e stimolante, dove i bambini possono veramente “essere”, esplorare liberamente e sentirsi parte di una comunità di apprendimento vivace e reattiva.
All’interno di queste mura creative, “star bene” assume un significato molto più ampio; non si tratta solo di comportarsi bene secondo standard predeterminati, ma di vivere un’esperienza piena, ricca di apprendimento e scoperta personale.
In atelier, “SONO STATI BENE!” diventa un’affermazione che celebra il loro essere autentico e la loro capacità di vivere il momento con entusiasmo e genuinità.
PER SAPERNE DI PIU’:
COME APRIRE E GESTIRE UN ATELIER PER BAMBINI
Per Educatori, Insegnanti, Atelieristi, Ludotecari, Animatori.