di dott.ssa Marilisa Modena, architetto e atelierista

Immagina di osservare un gruppo di bambini in un asilo nido. Uno di loro, incuriosito da una pianta, la tocca, la annusa, prova a tirarla delicatamente per vedere cosa succede. Altri bambini si avvicinano, incuriositi dall’interazione, alcuni provano a toccare, altri chiedono all’educatore cos’è quella “cosa verde.” Questa scena quotidiana è molto di più di una semplice esplorazione: rappresenta un momento in cui il bambino manifesta la sua competenza innata nel cercare risposte, nel comunicare, nel condividere esperienze e nel costruire relazioni con gli altri e con l’ambiente.

Ma come può un adulto, un educatore, valorizzare questi momenti e costruire su di essi esperienze significative?

La Competenza Relazionale del Bambino

Quando parliamo di “bambino competente”, intendiamo una visione del bambino come individuo capace di entrare in relazione con il mondo e di esplorarlo utilizzando una moltitudine di linguaggi. Fin dalla nascita, infatti, i bambini non sono solo “recettori passivi” ma soggetti attivi e relazionali. Questo implica che ogni bambino possiede competenze di base per interagire, comprendere e apprendere dall’ambiente e dalle persone che lo circondano.

La responsabilità dell’educatore, quindi, è di creare contesti che valorizzino e stimolino queste capacità.

Per esempio, supponiamo che un educatore osservi un bambino che manipola una palla di creta. Il bambino preme, modella, crea forme e poi le distrugge per ricominciare da capo. In questo caso, l’educatore può intervenire con un approccio sensibile, che non si limita a spiegare come modellare la creta, ma che valorizza la scoperta del bambino e favorisce l’espressione di sé attraverso quel materiale. Qui entra in gioco il concetto di progettazione educativa: costruire esperienze di apprendimento che rispondano a questa competenza relazionale e creativa del bambino.

Progettazione e Documentazione: Rappresentare il Bambino e l’Apprendimento

Progettare un percorso educativo non significa semplicemente programmare attività ma osservare con attenzione ogni piccolo gesto, cogliendo i punti di forza e di debolezza del contesto.

Una progettazione efficace deve anche raccontare ciò che sta accadendo e ciò che l’adulto osserva in quel momento e in quel contesto.

Ad esempio, un bambino disegna delle linee su un foglio e racconta che quelle sono le “strade per i suoi dinosauri”. L’educatore, osservando, può comprendere che il bambino sta sviluppando competenze di rappresentazione e che, attraverso il disegno, esprime il suo modo di comprendere il mondo.

Nel mio lavoro di atelierista, ho compreso che documentare questo momento non vuol dire solo fotografare il disegno, ma anche annotare le parole del bambino e riflettere su come questo processo potrebbe evolvere in altre attività: forse un atelier con materiali tridimensionali, o un’esperienza di gioco con modellini che permettano ai bambini di “costruire” queste strade fisicamente.

I Linguaggi Espressivi: Strumenti di Esplorazione e Conoscenza

Uno dei concetti più affascinanti della pedagogia è quello dei “cento linguaggi” dei bambini. I bambini possiedono molteplici modalità espressive: dal linguaggio verbale a quello corporeo, dal linguaggio grafico a quello musicale, ognuna di queste rappresenta una strada unica per esplorare e comprendere il mondo.

Facciamo un esempio concreto: in una sezione, un educatore propone ai bambini di creare delle rappresentazioni di un temporale. Alcuni bambini scelgono di disegnare nuvole scure e fulmini, altri si divertono a imitare i suoni con strumenti musicali improvvisati, mentre altri ancora preferiscono costruire un “cielo” in miniatura con carta e stoffa. Ogni bambino esprime il concetto di “temporale” attraverso il linguaggio che sente più suo, trasformando un concetto astratto in un’esperienza di apprendimento concreta e personale.

L’educatore, quindi, assume il ruolo di facilitatore, riconoscendo e promuovendo l’uso di linguaggi diversi e permettendo a ciascun bambino di sviluppare competenze e di vivere un’esperienza completa e significativa.

Osservazione e Interpretazione: Verso una Valutazione Senza Giudizio

Un aspetto chiave della documentazione è la capacità di osservare e interpretare senza giudicare. In un gruppo di bambini, ognuno avrà ritmi, interessi e modi di esplorare differenti. L’osservazione educativa mira a comprendere questi aspetti, evitando una valutazione “positiva o negativa”. Si tratta piuttosto di cogliere il valore di ogni processo per sostenere l’apprendimento di ciascun bambino.

Un’educatrice può notare, ad esempio, che alcuni bambini si avvicinano a una nuova attività con entusiasmo, mentre altri restano osservatori, forse un po’ intimiditi. Questa osservazione permette di adattare il contesto per renderlo più accogliente per tutti, magari introducendo un angolo tranquillo dove i bambini meno inclini all’esplorazione immediata possano iniziare a manipolare il materiale a piccoli passi.

La Tensione del Ricercatore: Curiosità e Stupore

Sia l’educatore che il bambino sono “indagatori” della conoscenza, sospinti dalla stessa curiosità e tensione verso lo stupore. La capacità di stupirsi è una qualità che educatori e bambini condividono e che diventa il motore di ogni apprendimento autentico.

Se un bambino si sorprende osservando la forma di un’ombra che cambia durante il giorno, l’educatore può approfittare di questo stupore per esplorare concetti di luce e ombra, invitando il bambino a investigare come le ombre si modificano a seconda della posizione del sole. Questo approccio non richiede una lezione formale ma un’attitudine dialogica, in cui la scoperta e il piacere della ricerca guidano l’apprendimento.

Un approccio educativo che valorizzi la competenza e i linguaggi espressivi del bambino richiede quindi uno sguardo profondo e un impegno costante nell’osservazione, documentazione e progettazione.

Ogni bambino ha in sé la capacità di esplorare, creare e costruire conoscenza; l’educatore ha il compito di accompagnare e valorizzare questo percorso. Solo con un’attitudine all’ascolto e alla riflessione condivisa si possono creare contesti educativi che permettono ai bambini di esprimere pienamente il loro potenziale, rispettando la loro individualità e il loro linguaggio unico di apprendimento.

Questo significa dare valore all’esperienza, alle scelte dei bambini e alla loro voce, che si manifesta in tanti modi diversi e che merita di essere accolta con cura e attenzione.

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