Tracciare, lasciare segni, esplorare con il corpo e con la mano: sono i primi passi della grafomotricità creativa, un percorso che unisce gesto, attenzione e piacere di esprimersi. E sulle tracce di Klimt, questo percorso si arricchisce di bellezza e significato.
Tracciare è uno dei primi gesti con cui il bambino si racconta.
Lasciare un segno, anche minimo, è un atto di presenza. È dire “io ci sono” senza parole. Che sia un dito nella sabbia, un gessetto sul pavimento, una linea tracciata con la tempera: ogni segno è una traccia del corpo, dell’attenzione, del pensiero che si muove.
Prima ancora di imparare a scrivere, il bambino ha bisogno di sperimentare il segno come movimento, come ritmo, come forma che nasce dal gesto.
Ed è proprio in questo terreno – dove si incontrano corpo, spazio e intenzione – che la grafomotricità creativa si rivela una via preziosa per accompagnare la crescita.
Sulle tracce di Klimt, questo percorso prende forma.
I suoi quadri sono pieni di linee che scorrono, spirali che si avvolgono, cerchi che si rincorrono. I segni si muovono, si ripetono, danzano sullo sfondo come se volessero raccontare senza parlare.
I bambini incontrano questi segni con naturalezza.
Li osservano, li tracciano, li reinterpretano. Sperimentano. Provano. Si concentrano. Si ascoltano.
E così, attraverso il gesto grafico, costruiscono competenze fondamentali:
– coordinazione oculo-manuale,
– organizzazione del tratto,
– memoria motoria,
– orientamento nello spazio,
– attenzione prolungata,
– fluidità e ritmo.
Come dice Henri Wallon:
“Il movimento precede il pensiero, e lo prepara.”
Ogni linea tracciata è un passo nel percorso di crescita del bambino.
E se questo avviene in un contesto curato, sensibile e stimolante, la grafomotricità creativa non è più un esercizio meccanico, ma un’esperienza viva, estetica, profonda.
Sulle tracce di Klimt, il bambino non copia, ma osserva e si muove con intenzione, guidato dalla propria curiosità.
Un cerchio non è solo una forma: è un confine, un abbraccio, un movimento che si chiude.
Una spirale non è solo decorazione: è un viaggio che parte da sé e si apre al mondo.
Il segno diventa danza.
Diventa pensiero che prende forma attraverso la mano.
In atelier, tutto questo accade:
– nel gesto che si ripete per il piacere di farlo,
– nella linea che si distende e prende spazio,
– nella concentrazione silenziosa che nasce da dentro.
E così, traccia dopo traccia, i bambini crescono.
Nel corpo, nello sguardo, nella mente.
E imparano che anche un piccolo segno può essere importante.
Può contenere una storia. Può essere bellezza.
