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C’è un tempo, nei servizi educativi, che non sta né sull’orologio né nel calendario: è il tempo sospeso della narrazione. Quel momento in cui una voce si solleva, un gesto si apre, un suono si insinua nello spazio e tutto si trasforma. Le pareti del nido si fanno bosco, il tappeto una barca, le mani diventano farfalle e tamburi. È un tempo che non si misura, ma si ascolta. E dentro quell’ascolto si apre una possibilità: quella di raccontare storie con la voce, sì, ma anche con i suoni, i corpi, gli oggetti, i silenzi

Ogni racconto è un piccolo mondo da abitare insieme, e quando lo si veste di musica, quel mondo diventa tridimensionale. Ci sono storie che si sussurrano come il vento tra le foglie, altre che rimbombano come il battito di un tamburo. Alcune camminano lente, scandite dal ticchettio di un cucchiaio sul legno, altre danzano, saltellano, corrono via in una fuga sonora. Le bambine e i bambini, immersi in questi paesaggi acustici, non stanno fermi ad ascoltare: entrano dentro, con tutto il corpo. Partecipano, rispondono, guidano il ritmo con lo sguardo, con il respiro, con la voce

La voce dell’adulto, poi, non è solo uno strumento narrativo: è un ponte. Ogni inflessione, ogni pausa, ogni cambio di tono apre un varco emotivo. Cantilene, filastrocche, suoni inventati: non servono strumenti costosi per fare musica in una narrazione, basta mettersi in ascolto di ciò che già c’è. Un mestolo, una stoffa, un ramo, la carta che si stropiccia: ogni cosa ha una voce da scoprire. E allora le storie diventano partiture aperte, in cui il gesto guida il ritmo, la voce accompagna il movimento, e gli oggetti prendono vita come attori di una scena multisensoriale

È potente, questo modo di raccontare. Perché permette ai bambini di esprimersi in modi diversi, di trovare il proprio posto nella storia anche se non sanno ancora parlare.

Si può iniziare da piccole esplorazioni: una fiaba breve, sonorizzata con strumenti naturali, una sequenza di gesti ripetuti che accompagnano una filastrocca, un cambio di scena danzato.

Si può costruire una valigia sonora, raccogliendo oggetti che parlano, che tintinnano, che scricchiolano, che invitano a giocare con le orecchie.

Che suono ha questa storia? Come si muove? Di che colore è il suo silenzio? In questo dialogo tra musica e racconto, la narrazione sonora non è un’attività, è una relazione che si costruisce nel tempo, con la meraviglia di chi scopre ogni giorno che le storie si possono danzare, toccare, assaggiare, trasformare.

E allora, raccontiamo con tutto il corpo, con tutta la voce, con tutta l’anima. Perché ogni volta che una storia prende voce e suono, qualcosa di noi si rivela, anche senza parole.

Il ruolo del coordinatore dei servizi educativi

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NARRAZIONI IN MUSICA: IL POTERE DEL RACCONTO SONORO PER I BAMBINI

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