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di dott.ssa Marilisa Modena

Quando un bambino entra in un bosco, non è solo la vista a guidarlo. C’è un intero paesaggio sonoro che lo accoglie: il fruscio delle foglie, il canto degli uccelli, il battito ritmico dei passi sul terreno, il suono del vento tra i rami. Ogni ambiente naturale è un’orchestra spontanea, viva, mutevole, che attiva l’ascolto, la presenza, l’immaginazione.

L’educazione sonora in outdoor si fonda proprio su questo principio: coltivare la capacità di ascoltare e rispondere creativamente ai suoni del mondo naturale. Non si tratta di “insegnare musica” in senso accademico, ma di restituire ai bambini la possibilità di fare esperienza diretta del suono come forma di esplorazione, comunicazione e relazione.

L’ascolto come esperienza educativa

In un tempo spesso dominato dal rumore di fondo e dall’iperstimolazione digitale, fermarsi ad ascoltare un ruscello, una cincia che chiama o il silenzio che precede la pioggia diventa un gesto rivoluzionario.
Educare all’ascolto lento significa creare le condizioni perché il bambino possa sintonizzarsi con ciò che lo circonda, affinare la percezione e attivare una presenza sensibile nel luogo.

Come ci ricorda Michela Schenetti, il tempo disteso, il rallentare, il sostare sono condizioni essenziali per una pedagogia della natura che metta al centro l’esperienza autentica del bambino nel mondo.

Suonare la natura: materiali, ritmo, corpo

L’ambiente naturale offre una ricchezza infinita di materiali sonori: legnetti da percuotere, pigne che scricchiolano, foglie secche che frusciano, sassi che tintinnano. In molte esperienze di Outdoor Education, questi elementi diventano strumenti musicali spontanei, raccolti con cura e utilizzati per giocare, inventare ritmi, creare piccole composizioni collettive.

La musica nella natura non è solo udito, ma anche corpo e movimento: si esplora il ritmo del passo sul terreno, si inventano danze imitative (la marcia delle formiche, il salto del cervo, la pioggia che cade), si improvvisa con la voce per imitare suoni o evocare storie.

Creare strumenti con e nella natura

Un’attività molto significativa è la costruzione di strumenti musicali naturali. Con i bambini si possono realizzare maracas con gusci di noci, sonagliere con semi e cordicelle, xilofoni di legno, “alberi sonori” mossi dal vento.
Oltre all’aspetto musicale, questi laboratori stimolano manualità, consapevolezza ecologica e senso estetico.

Portare il suono della natura in sezione

L’esperienza musicale all’aperto può proseguire anche negli spazi educativi interni. Un cestino sonoro con materiali naturali raccolti nel bosco diventa occasione di esplorazione sensoriale; tappeti sonori realizzati con foglie, cortecce o sassi invitano alla sperimentazione corporea; narrazioni sonore accompagnate da suoni evocativi permettono di tenere vivo il legame tra dentro e fuori.

Una pedagogia sensibile

Educare al suono nella natura significa offrire ai bambini uno sguardo diverso sul mondo: un’educazione sensibile, che passa dal corpo, dai sensi, dal piacere di stare insieme e creare. Come sottolinea Monica Guerra, occorre ripensare gli spazi educativi non solo come contenitori, ma come luoghi da abitare con consapevolezza e cura.

In fondo, ogni esperienza sonora nella natura è un invito a fermarsi, ad ascoltare, a meravigliarsi. E da lì, a imparare.

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