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Il passaggio dai servizi socio-educativi alla scuola dell’infanzia rappresenta oggi una delle sfide più importanti e, al tempo stesso, più delicate per il sistema educativo integrato 0-6.
È il momento in cui si intrecciano identità professionali diverse, metodologie educative e responsabilità organizzative, ed è proprio in questa transizione che si misura la capacità di un territorio di offrire ai bambini continuità, stabilità e qualità educativa.

Negli ultimi anni, la normativa nazionale — a partire dalla Legge Finanziaria 2007 e dai successivi Accordi in Conferenza Stato-Regioni — ha introdotto strumenti concreti per rafforzare questo passaggio, come le sezioni primavera.
Questi servizi, rivolti ai bambini tra i 24 e i 36 mesi, nascono con l’obiettivo di creare un ponte educativo tra nido e scuola dell’infanzia, offrendo una progettualità calibrata sulle esigenze specifiche di una fascia d’età di grande crescita e trasformazione.
Le sezioni primavera rappresentano, ancora oggi, un laboratorio privilegiato di continuità educativa, capace di unire linguaggi pedagogici, organizzativi e relazionali differenti in un’unica visione del bambino come persona competente.


Continuità come qualità del sistema 0-6

Il principio di continuità educativa non è solo un adempimento normativo: è un indicatore di qualità pedagogica, coerenza progettuale e responsabilità educativa.
Significa costruire un filo rosso che attraversa i diversi contesti dell’infanzia, valorizzando le esperienze precedenti del bambino e accompagnandolo verso le nuove.

Parlare di continuità vuol dire mettere in dialogo le équipe, i linguaggi e i progetti, condividere osservazioni e documentazioni, promuovere incontri tra educatori e insegnanti, tra servizi e famiglie.
Solo così il percorso educativo diventa fluido, coerente e inclusivo, capace di accogliere ogni bambino nel rispetto dei suoi tempi e delle sue competenze emergenti.

Tuttavia, la realtà dei territori evidenzia forti disomogeneità: differenze regionali, frammentazione contrattuale, disparità nei livelli di coordinamento e formazione.
Spesso la continuità resta un obiettivo dichiarato, ma difficile da tradurre in pratiche concrete e condivise.


Il coordinatore come regista del cambiamento

In questo scenario complesso, la figura del coordinatore pedagogico assume un ruolo strategico.
È il professionista che garantisce la visione sistemica del servizio, favorendo connessioni tra politiche, persone e progetti.
Gestire la continuità educativa 0-6 significa saper leggere le norme e trasformarle in pratiche, curare la progettazione pedagogica integrata, sostenere la formazione del personale, e soprattutto accompagnare i passaggi dei bambini tra i diversi contesti educativi con sensibilità e competenza.

Il coordinatore diventa così il regista del cambiamento, colui che osserva, connette, orienta e valorizza le professionalità presenti.
Un ruolo che richiede competenze normative, organizzative e relazionali, ma anche una profonda capacità di ascolto e di mediazione tra i diversi attori coinvolti nel sistema 0-6.

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