Quando si parla di diritti dei bambini, spesso il pensiero va alla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, firmata il 20 novembre 1989. Tuttavia, in un contesto educativo e culturale più intimo e legato alla natura e alla crescita serena, molti di noi conoscono i “Diritti Naturali dei Bambini” di Gianfranco Zavalloni, maestro e pedagogista. Un manifesto poetico e concreto che ci invita a restituire ai bambini il contatto con la natura, il tempo per l’ozio, il diritto a sporcarsi, a usare le mani e a vivere il silenzio.

Ma oggi vogliamo arricchire questa visione, facendo spazio ai diritti suggeriti da Stefano Sturloni, atelierista di Reggio Emilia, che ha ampliato il pensiero di Zavalloni con una nuova prospettiva creativa e provocatoria. Questi diritti non solo completano, ma arricchiscono il panorama di ciò che dovremmo garantire ai nostri bambini e bambine, aprendoci a una visione più complessa, ma altrettanto necessaria.

[fonte: https://mceliguria.wordpress.com/wp-content/uploads/2013/02/carta-integrata-dei-diritti1.pdf]

Quando si parla di diritti dei bambini, di solito ci vengono in mente le solennità della Convenzione ONU, firmata il 20 novembre 1989. Ma oggi vogliamo partire da qualcosa di più vicino alla vita quotidiana di chi lavora con i bambini.

Sì, proprio voi, educatrici ed insegnanti, che ogni giorno vi confrontate con calzini persi, mani sporche di colla e “perché?” filosofici che metterebbero in crisi anche Kant. Oggi vogliamo riprendere i “Diritti Naturali dei Bambini” di Gianfranco Zavalloni, che probabilmente conoscete già e che ci insegnano che i bambini hanno il diritto di sporcarsi, di oziare e di vivere a contatto con la natura. E fin qui, tutto fantastico.

Ma oggi alziamo l’asticella. Grazie a Stefano Sturloni, atelierista di Reggio Emilia, scopriamo una nuova serie di diritti che ampliano questa visione. Diritti che, diciamolo, a volte possono farci sorridere (o disperare un pochino, dipende dalla giornata).

Questi diritti sono un invito a guardare i bambini con occhi nuovi: non solo come esseri da guidare, ma come esploratori, inventori e pensatori che ci insegnano a vedere il mondo in modo diverso. E se ogni tanto sporcano, cadono o fanno domande difficili, ricordatevi: è il loro modo di crescere. E il nostro, di imparare a essere adulti migliori.

Ecco a voi i Diritti Naturali… 2.0!


1. Diritto alla Bellezza

Vivere, frequentare e trasformare luoghi improntati a questo insopprimibile valore educativo.

Ah, la bellezza! No, non parliamo di bambini pettinati e vestiti di tutto punto, ma di spazi belli, armoniosi, che ispirano meraviglia. Un’aula piena di colori, materiali naturali e luce che filtra dalle finestre non è solo un posto dove lavorare, ma un luogo che nutre l’anima. Certo, a fine giornata la bellezza può essere messa a dura prova da pennarelli sulle pareti e adesivi appiccicati ovunque, ma questo fa parte del gioco, no?


 

2. Diritto alla Schifezza

Avvicinare, conoscere e amare animali disprezzati dagli adulti, come ragni, rospi e serpenti.

Ebbene sì, il diritto alla schifezza ci costringe a fare i conti con le nostre paure da adulti. Perché per i bambini un rospo non è viscido, è un piccolo amico saltellante. Un ragno non è spaventoso, ma un artista che intreccia ragnatele straordinarie. E un serpente? Beh, è praticamente una versione “cool” di una cintura animata! Insomma, il diritto alla schifezza è un inno a esplorare tutto ciò che noi grandi guardiamo con sospetto. Certo, se poi i bambini vi portano in classe un “tesoro” preso dal giardino, ricordatevi che stanno esercitando un diritto fondamentale… e magari prendete un bel respiro prima di reagire!


3. Diritto a Sbucciarsi le Ginocchia

Senza che papà e mamme ne facciano psicodrammi, minacciando amichetti e insegnanti.

Questo diritto è un invito agli adulti a prendere un bel respiro e rilassarsi. Lasciamo che i bambini si lancino nel mondo con tutta la loro energia, senza trasformare ogni graffio in una tragedia greca. Niente monologhi drammatici, minacce agli insegnanti o chiamate ai genitori dell’amichetto colpevole di “essersi trovato nel momento sbagliato”! Le ginocchia sbucciate raccontano storie di crescita, di esplorazioni, di coraggio. Un bambino che corre, salta e cade sta semplicemente vivendo. Niente drammi… Piuttosto, basta un cerotto e un sorriso. Perché la vita vera, quella che si ricorderanno, è fatta anche di cicatrici che raccontano storie.


4. Diritto alla Ricerca e all’Esplorazione

Raccogliere reperti, riempire la casa (o l’aula) di collezioni improbabili e tracciare mappe dell’ignoto.

Ogni bambino è un esploratore nato. Che siano conchiglie, sassolini o foglie, vedono tesori dove noi vediamo solo confusione. La prossima volta che trovate un mucchio di “reperti” negli zaini dei bambini, ricordatevi che stanno costruendo il loro piccolo museo personale. Certo, la collezione potrebbe includere anche un paio di oggetti misteriosi provenienti dal vostro cassetto, ma chi può dire di no a un futuro archeologo?


5. Diritto all’Utopia

Immaginare mondi fantastici e abitarli senza restrizioni.

“Maestra, io oggi sono un cavaliere che combatte i draghi!” Ecco, il diritto all’utopia è tutto qui: lasciare che i bambini vivano nei loro mondi immaginari senza imporre troppa realtà. Perché, diciamocelo, se non sognano loro, chi lo farà? E poi, magari, alla fine dei conti scoprite che un cavaliere sa fare anche le addizioni. Con la spada.


6. Diritto alla Complessità

Non semplificare tutto e riconoscere che i bambini capiscono molto più di quanto pensiamo.

“Perché il cielo è blu?” “Perché le api fanno il miele?” “Perché io non posso andare a vivere sulla Luna?” A volte vorremmo rispondere con un semplice “Perché sì”. Ma il diritto alla complessità ci ricorda che i bambini sono piccoli filosofi. Meritano spiegazioni che stimolino la loro curiosità, non banalità che chiudono le porte al loro desiderio di scoprire.

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